molto naturale, malgrado la collocazione degli elementi che lo compongono sia studiata nei più minimi dettagli: alberi, erbe, fiori, pietre e acqua sono accostati in perfetta armonia, ma tutto deve dare l’apparenza di un paesaggio naturale. Il giardino rispecchia così le caratteristiche dell’arte Zen, fondata sull’asimmetria, la semplicità, la natura spontanea, l’immobilità, il silenzio, e proprio per il suo carattere di essenzialità favorisce le condizioni della ricerca interiore. Il giardino Zen si diffuse quindi, nella sua forma più essenziale, nell’età Muromachi (1338-1573): è durante questo periodo che i materiali si riducono alla sola pietra e sabbia, dando così vita al tipico “
karesansui”, letteralmente “giardino di pietre”. L’acqua, le piante e le pietre sono qui rappresenti in maniera simbolica: l’acqua è raffigurata attraverso “fiumi” di sabbia o ghiaia, dentro i quali si notano grosse pietre, che simboleggiano il dinamismo delle forme della natura. Si tratta di un giardino ancor più minimalista ed essenziale, dove ogni elemento è espressione di un concetto ed il cui rigore porta alla ricerca di quanto più semplice alberga in noi. A differenza dei giardini occidentali, colmi di elementi e concepiti come spazi aperti, atti ad essere vissuti, il giardino zen si contempla restando all’esterno del suo perimetro, svuotando la mente ed al tempo stesso raccogliendo le sensazioni che la composizione essenziale comunica. Altro aspetto caratteristico del giardino zen è la sua continua evoluzione: come l’universo, è in continuo mutamento e segue il susseguirsi delle stagioni. La sua perfetta sintonia con i cicli della natura è il fondamento di questo luogo colmo di serenità. Così la ghiaia veniva costantemente pettinata dai monaci per mezzo di uno speciale rastrello, affinché le linee tracciate, in costante evoluzione, potessero aprirsi a molteplici interpretazioni. Tale fu l’importanza raggiunta dai giardini zen per i monaci che talvolta, in mancanza di adeguati spazi esterni, vennero costruiti dei giardini in miniatura, i così detti “
bonseki”, di dimensioni talmente ridotte da essere contenuti in una piccola struttura in legno ed oggi assai diffusi anche in occidente.
Fonte: leonardo.it