Incorniciatura conservativa
In tutti gli apparati organici l’acidità innesca e favorisce i processi di invecchiamento. Nel nostro caso proviene dal legname e dai suoi derivati. Contrariamente da come possa sembrare, non è il legno della cornice ad intervenire sul processo di deterioramento degli oggetti incorniciati continua
ma la parte ricavata dal legno che è presente in tutti i materiali con i quali l’opera rimane a contatto, quindi fondamentalmente, nastri adesivi e cartoncini. L’incorniciatura conservativa raggruppa l’uso di tecniche e di materiali atti a far perdurare nel tempo in maniera inalterata e inalterabile ciò che è stato incorniciato. Si basa sul fatto che i materiali che entrano a contatto con l’oggetto incorniciato devono essere esenti da acidità, impiego, questo, inevitabilmente subordinato ai progressi tecnologici assunti dalle grandi aziende produttrici dei materiali in uso presso i laboratori dei corniciai. Quasi del tutto non considerata fino agli anni 50, dall’inizio del nuovo millennio (in Italia con un certo ritardo rispetto i paesi del nord Europa) si sta diffondendo grazie al fatto che il prezzo dei materiali acid-free è adesso maggiormente accessibile rispetto gli anni passati.
100% pura cellulosa, assenza di lignina, assenza di sbiancanti ottici, addizionamenti con carbonato di calcio e valore del pH >7,5 con metodo ISO 6588-1/13 sono le caratteristiche dei passe-partout, nastri adesivi e fogli sussidiari adoperati in negozio.
Quadri grandi in pareti grandi, quadri piccoli in pareti piccole
L’importanza che i quadri rivestono nell’arredo della casa si può cogliere dal primo sguardo. Un’armonica composizione completa e valorizza gli ambienti, continua
attira l’attenzione su una zona o la distoglie da un’altra, riempie un angolo vuoto o ravviva una parete. Ciò che il primo sguardo, però, non sempre coglie è l’attenta disposizione con cui i quadri vengono appesi, le piccole regole seguite per costruire l’effetto che ha appena appagato l’occhio. Non esiste uno schema fisso per progettare la composizione, essendo tante le esigenze e soprattutto le variabili.
Personalmente, quando sono chiamato ad organizzare una disposizione a parete, cerco di bilanciare i pieni con i vuoti dopo aver intuito quali possono essere le linee armoniche dettate da muri e mobilio. Successivamente passo alla suddivisione immaginaria di ogni parete in settori, all’interno dei quali faccio in modo che siano presenti delle linee di simmetria. In ultimo inizio a disporre i quadri dando precedenza a quelli più grandi e mantenendomi su una costante: quadri grandi in pareti grandi, quadri piccoli in pareti piccole.
Illuminare i quadri
Niente come una cattiva illuminazione mortifica un oggetto d’arte o d’antiquariato, soprattutto quando si parla di dipinti, siano oli, tempere o acquerelli i cui colori prendono vita dalla luce. continua
Basta una luce troppo forte o troppo debole o di tonalità sbagliata oppure la presenza di ombre o riflessi che l’emozione che il quadro dovrebbe fornirci si perde inesorabilmente. Un’illuminazione troppo forte su un quadro antico non va bene perché erano concepiti per essere illuminati da candele o lampade a gas e soprattutto perché troppa luce porta al progressivo degrado dell’opera. La luce naturale è certamente la migliore ma deve essere filtrata da tende bianche e la fonte ideale (porte o finestre) è bene che sia laterale e non frontale. Considerando, invece, la luce artificiale, fino a qualche anno fa si sarebbe fatto riferimento unicamente alle lampade ad incandescenza o a quelle alogene perché avevano una frequenza di emissione molto vicina alla luce solare, ma queste sono state indubbiamente soppiantate dalla immissione sul mercato di quelle a Led, le quali, inizialmente erano fredde e poco potenti, oggi , invece è possibile scegliere il tipo di luce che più ci aggrada tra fredda (5000 K e oltre), calda (fino a 3300 K) e naturale (da 3300 a 5300 K) che è chiaramente quella più indicata per la stragrande maggioranza dei quadri. (dati tecnici forniti da: https://www.silamp.it/conoscere-differenza-tra-luce-calda-luce-fredda-luce-naturale-i-21.html?gclid=EAIaIQobChMIv7bluey72wIVAZztCh2xbAy3EAAYASAAEgJ39_D_BwE).
Le attuali lampadine a Led consentono inoltre, di poter proiettare fasci di luce calibrati ad hoc sia come diametro che come intensità ed angolazione avendo il grande vantaggio, mai raggiunto in passato, di non emettere calore. Illuminare con un faretto puntato un quadro per poterne apprezzare al meglio le caratteristiche cromatiche è senz’altro un’ottima soluzione ma fate attenzione al diametro del fascio in quanto se non contiene tutta la superficie del quadro otterrete l’effetto contrario: le ombre, che spesso creano volumi dando corpo a zone piatte, notate sulla superficie di un quadro rappresentano quanto di più fastidioso si possa ammirare. Una soluzione alternativa è data dalla luce diffusa che si ottiene con l’uso dei faretti che puntino il loro fascio luminoso verso il soffitto bianco, il quale ci restituisce una luce omogenea e apparentemente tenue. Essendoci molta dispersione bisogna fare attenzione anche in questo caso ad non illuminare l’ambiente con scarsa quantità di luce.
Quale sarà la prossima Curiosità?